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VALSASSINA CULTURA
Morterone sotto il diadema dei cocuzzoli del Resegone

Adesso è difficile giudicare se i poveri montanari del Resegone nel secolo XVII proprio si meritassero le rampogne del cardinale (vedi scheda storica); ma certamente non si può comprendere Federico Borromeo quando maltratta il paesaggio, se non pensando al maltempo e agli altri accidenti capitatigli nel lungo cammino fra i monti che gliel’hanno fatto vedere nero.
Senza dire delle visioni sempre più ampie e affascinanti che s’aprono davanti agli occhi, sopra il bacino di Lecco, la Brianza, la valle dell’Adda, salendo per la serpentina di tornanti che porta in quota partendo da Ballabio, e della selvaggia bellezza dei passaggi sui clivi del Due Mani e verso la Forcella d’Olino, incanta la solitaria vaghezza di Boazzo, la stretta valle percorsa dal torrente Caldone, uno dei tre «manzoniani», ed è spettacolo grandioso la conca per la quale sono sparsi i molti nuclei e i cascinali che fra prati e boschi formano Morterone, sotto il diadema dei cocuzzoli famosi del Resegone.
Sul gruppo del Resegone si possono individuare, sommariamente, quattro ambienti, con altrettanti tipi di vegetazione.
• Rocce e ghiaioni
Sulle rupi calcaree e nei canaloni fra le guglie, su substrati molto poveri di elementi nutritivi e che non trattengono l’acqua, cresce una vegetazione particolare, ricca di endemismi, adatta a queste difficili condizioni: il raperonzolo di roccia (Physoplexis comosa) cresce nelle fessure delle rocce esposte a nord; la Campanula elatinoides nei luoghi più umidi, come la Saxifraga vandelli. Sulle rupi più calde si ritrovano altri endemismi: la composita Telekia speciosissima, la rosea Silene elisabethae, la Campanula raineri e la Viola dubyana. Queste ultime si ritrovano anche sui ghiaioni soleggiati, insieme a piante specializzate nell’ancorarsi su questo substrato instabile come ad esempio Thlaspi rotundifolium e il giallo Papavero retico. Un po’ ovunque, sul calcare, si ritrova la gialla Primula auricola, con le foglie come orecchie d’orso.
• Praterie
Nella fascia al disopra del limite superiore del bosco si ritrova l’ambiente delle praterie alpine e subalpine, dominato dalla graminacea Sesleria varia e dalla ciperacea Carex sempervirens, affiancate dall’endemica Carex austroalpina. Molti altri endemismi vivono in questo ambiente: la rossa Primula glaucescens, il purpureo Allium insubricum e Carex baldensis.
• Boschi e cespuglieti
Al limite superiore del bosco vi è una zona di transizione fra praterie e bosco, colonizzata da alberi isolati e cespugli, fra cui il Rododendro irsuto e l’Erica carnea (su calcare). Caratteristica delle montagne calcaree lecchesi è la formazione a Pino mugo (mugeto), che si ritrova sulle Grigne, Zuccone Campelli (valle dei Mugoffi) e sul Resegone, dove forma un denso popolamento in val Caldera, sopra Forbesette. Sui massicci calcarei del lecchese mancano praticamente i boschi naturali di conifere, ed il faggio arriva a lambire il limite delle praterie subalpine. Attorno al Resegone e specialmente sul versante settentrionale, i boschi di faggio dominano l’orizzonte montano, mentre si possono ritrovare estesi rimboschimenti artificiali di conifere sul versante sud della Costa del Palio, all’interno della Foresta Demaniale Regionale del Resegone.
• Prati e pascoli
La montagna alpina è stata da sempre utilizzata dall’uomo per il pascolo, soprattutto bovino, perciò il bosco è stato fortemente limitato a favore delle praterie: il più vasto pascolo del Resegone è la Costa del Palio. Altre formazioni erbacee, sottoposte però a periodici sfalci e concimazioni, sono i prati: i più estesi si ritrovano ai Piani d’Erna e attorno a Brumano e Morterone. Già Cesare Cantù, nella Grande illustrazione del Lombardo Veneto, notava che qui si offrono «deserti alle cacce, e a chi dalle atroci ridicolaggini della città abbia contratto il bisogno di pensieri, solitudine, decenza, libertà». Il «deserto», forse, è un po’ eccessivo, ma il desiderio di silenzio e di pace non deve mancare fra la gente di città, che potrà soddisfarlo qui, fra la Costa di Boldes e la costiera di Muschiada.